Negli ultimi anni il termine è divenuto sempre più protagonista della cronaca, sociale e politica.
Il problema dell’informazione è un problema antico: malafede, fini secondari, “veline”, connivenze, interessi. Tutto ha sempre minato la credibilità dell’informazione, quella “certa informazione” che non si sa mai quale sia, e che è sempre differente da “quell’altra”, quella che dovrebbe essere buona, garantita, certa. Ma come orientarsi?
Fake news è dunque un termine anglosassone per qualcosa che conosciamo da sempre, diffidiamo da sempre (con quell’istinto al complotto, alla dietrologia che un po’ stuzzica tutti) e con cui conviviamo da sempre. Se vogliamo però, fake news identifica una particolare forma di informazione drogata, quella costruita “scientificamente” con l’intento di ingannare, con l’intento di raggiungere un fine all’insaputa dei fruitori (e non semplice approvazione come nei giornali di partito che parlano “ad una parte”, accomodanti e sollecitanti).
La piccola bugia, la piccola esagerazione per finalità di scoop o per “montare un caso”, per raggiungere una più ampia platea o la platea più “amica” è un comportamento noto e finanche tollerato, ma la menzogna sistematica, tecnicamente perfetta al fine di condizionare l’opinione pubblica è divenuta uno dei maggiori rischi sociali e politici della modernità, immensamente potenziata dai canali social che hanno la capacità di diffonderla rapidamente su una vasta platea, ottenendo un condizionamento larghissimo.
La fake news si muovono lungo il solco delle tecniche di sociali engineering, condizionando grazie a verosimiglianza, credibilità, emozioni, ecc.
Se da un lato la ricerca di “clic” per incassare solo qualche soldo in più spinge molti siti web a confezionare queste false notizie per attirare a sè l’attenzione della massa di utenti Internet, il lato più oscuro e pericoloso del fenomeno è quello costituito dalle fake news che hanno l’intento di manipolare l’opinione pubblica su temi sociali e politici rilevanti (come con i vaccini COVID), evidentemente costruite non “accidentalmente”, e non per mero guadagno economico (lo erano anche i più disincantati scoop scandalistici delle riviste di altri tempi), ma bensì consapevolmente da “eminenze grigie”, “attori di minaccia”, e finanche stati stranieri (amici o nemici che siano).
Le fake news nascono come “venticello”, ma montano rapidamente a “tornado” nel giro di poche ore proprio per la forma dei social media: le fake news nel mondo cyber sono molto più efficaci e penetranti sulla massa delle informazioni (più o meno veritiere) veicolate mediante i quotidiani (che ad oggi hanno una “tiratura” ridicola rispetto al volume degli utenti dei social media).
Come ci si può difendere da questo vento di menzogne? Naturalmente la cultura personale, lo studio, la ricerca di molteplici fonti indipendenti e “sicure” sono certamente d’aiuto: ricercare informazioni sugli autori della notizia, il loro curriculum, le “appartenenze”, gli “interessi”, ma anche l’originalità della fonte (ricercando nel passato la notizia mediante le fonti aperte come Google). Questa attività è talmente importante che oggi è diventata mestiere, mestiere dei cosiddetti “fact checker”. Naturalmente anche in questo caso dovremmo diffidare per principio (chi controlla il controllore?) e fare indagini anche sugli stessi. Ma in assenza di capacità personali per intraprendere tale attività di controllo sui fatti, proprio come nel tempo che fu prima di Internet, ci dovremmo affidare a giornalisti iscritti all’albo professionale che abbiano deciso di intraprendere questa attività con deontologia professionale.
Tra le maggiori casse di risonanza delle fake news (suo malgrado) ha avuto la sua parte per molto tempo Facebook, e proprio da Facebook e Instagram (i social di Zuckerberg) nasce una iniziativa aperta per contrastare il fenomeno: l’International Fact-Checking Network (IFCN), una rete di fact-checking indipendenti dedicata all’identificazione, controllo e verifica dei contenuti di disinformazione. In Italia differenti testate giornalistiche online hanno aderito al progetto:
- https://www.open.online/ edito da una società a impresa sociale fondata da Enrico Mentana 
- https://www.lavoce.info/ proprietà dell’Associazione La Voce, fondata nel 2002. Attualmente sono soci Tito Boeri, Massimo Bordignon, Lorenzo Fazio, Pietro Garibaldi, Silvia Giannini e Pietro Ichino.
- https://pagellapolitica.it/ e https://facta.news/chi-siamo/ entrambi progetti di The Fact-Checking Factory (TFCF) Srl., società fondata nel 2013, che risultano essere i siti italiani più influenti
Certo, pur non volendo mettere in dubbio l’autorevolezza, la deontologia professionale dei giornalisti che con spirito di verità ingaggiano quotidianamente la loro battaglia alle fake news per tutti noi, pensare che la Verità debba avere un “bollino”, debba essere garantita da una qualche forma organizzata (e naturalmente finanziata, perché non si vive di solo fact-checking) incute istintivi timori per una deriva verso il distopico mondo orwelliano ed il suo “fact-checker” ante litteram: il Ministero della Verità.
È preferibile dunque tentare una propria strada al controllo dei fatti, studiando (soprattutto), verificando, controllando e confrontando. Internet è un mare grande, e se pure ricolmo di molte menzogne, la verità sarà sempre lì ad attenderci, basta saperla cercare: dopotutto le menzogne hanno le gambe corte, e difficilmente rimangono a galla a lungo.