Meta sotto tiro: Scadenza fissata per rispondere alla Commissione Europea o affrontare sanzioni
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Meta ha tempo fino al 1 settembre 2024 per rispondere alle preoccupazioni sollevate dalla Commissione Europea riguardo al suo modello pubblicitario "pay or consent" o rischia di affrontare misure di applicazione, inclusi sanzioni. La Commissione Europea ha dichiarato che la Rete di Cooperazione per la Protezione dei Consumatori (CPC) ha notificato al gigante dei social media che il modello adottato per Facebook e Instagram potrebbe potenzialmente violare le leggi sulla protezione dei consumatori. La nuova pratica è stata descritta come ingannevole e confusa, con le autorità preoccupate che i consumatori possano essere stati spinti a scegliere rapidamente tra pagare un abbonamento mensile o consentire l'uso dei loro dati personali per la pubblicità mirata. Questo, secondo l'agenzia, potrebbe essere stato motivato dalla paura di "perdere immediatamente l'accesso ai loro account e alla loro rete di contatti."
Meta, che ha introdotto un piano di abbonamento per gli utenti dell'Unione Europea (UE) alla fine del 2023, si trova in difficoltà per aver offerto quella che essenzialmente non è una scelta e per aver estratto una "tassa sulla privacy" per esercitare i loro diritti di protezione dei dati. Secondo il Digital Markets Act (DMA) dell'UE, le aziende in ruoli di gatekeeper sono tenute a ottenere il consenso esplicito degli utenti prima di utilizzare i loro dati per offrire servizi che vanno oltre la loro funzionalità principale (ad esempio, la pubblicità) o fornire una versione meno personalizzata ma equivalente delle piattaforme per coloro che rifiutano di optare.
"I gatekeeper non possono rendere l'uso del servizio o di determinate funzionalità condizionato al consenso degli utenti,"
ha osservato la Commissione all'inizio di questo mese, affermando che il modello di Meta è in violazione del DMA. La Commissione ha ulteriormente criticato Meta per l'uso di termini vaghi e per aver marchiato il servizio come "gratuito" quando, in realtà, costringe i consumatori ad accettare che i loro dati siano utilizzati per annunci personalizzati, senza contare la confusione creata nel farli "navigare attraverso diverse schermate" per determinare come i loro dati vengono utilizzati e trattati a fini pubblicitari. Meta, tuttavia, considera la versione a pagamento un modello di business legittimo e ha indicato una sentenza della Corte di Giustizia dell'Unione Europea (CJEU) dello scorso luglio secondo cui un'azienda può offrire una versione alternativa equivalente del suo servizio "per una tariffa appropriata" che non si basi sulla raccolta dei dati per gli annunci. Tuttavia, va notato che il giudizio si riferisce al contesto degli utenti che si iscrivono ai servizi di Meta, e non agli utenti esistenti (che è dove sorgono i problemi legati ai cambiamenti del modello di consenso). Resta da vedere se può essere interpretato come un precedente legale.
"È fondamentale che i consumatori non siano indotti a credere che debbano pagare per non vedere più annunci o ricevere un servizio gratuito, quando in realtà accettano che l'azienda utilizzi i loro dati personali per generare entrate con gli annunci,"
ha dichiarato Didier Reynders, Commissario UE per la Giustizia. "I commercianti devono informare i consumatori in modo trasparente su come utilizzano i loro dati personali. Questo è un diritto fondamentale che proteggeremo."