L’Europa cerca esperti di sicurezza informatica, ma le figure specializzate scarseggiano
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Le aziende europee sono in procinto di assumere un gran numero di risorse per professioni relative alla sicurezza informatica nei prossimi 12 mesi per combattere la crescente minaccia rappresentata dagli hacker. La carenza complessiva di risorse competenti in materia di cybersecurity potrebbe arrivare a 350.000 lavoratori in Europa entro il 2022, ha rivelato un sondaggio commissionato da (ISC) 2: le aziende di tutto il continente sono ora intenzionate a evitare tale possibilità.
L’indagine globale, condotta da oltre 19.000 professionisti della sicurezza informatica, di cui 3.694 provenienti dall’Europa, ha rivelato che ben il 38% delle imprese europee stia cercando di incrementare la propria forza lavoro nel settore della sicurezza informatica di ben il 15% nel prossimo anno. Il sondaggio è stato condotto dopo che il rapporto di Benchmarking sulla capacità della forza lavoro e la sua capacità di risposta al rischio cibernetico ha rivelato una carenza di competenze diffusa a causa della carenza di specializzazioni nella materia, la mancanza di obiettivi di assunzione e un diffuso disincentivo nell’investire nella formazione specializzata. “La combinazione di disoccupazione praticamente inesistente, carenza di lavoratori specializzati, aspettativa di alti salari e turnover del personale che aumenta solo tra le generazioni più giovani crea sia un disincentivo a investire in formazione e sviluppo sia un’incertezza per i datori di lavoro su come assumere e trattenere le risorse in tale ambiente”, afferma il rapporto.
Il Rapporto sulle violazioni dei dati 2017 a cura di Verizon ha rivelato un aumento del 50% degli attacchi di ransomware rispetto allo scorso anno, 289 violazioni confermate relative allo spionaggio, il 90% delle quali attribuite a gruppi affiliati a Stati; oltre il 21% di tutti gli incidenti di sicurezza sono stati causati da attacchi di phishing e che gruppi criminali organizzati erano alla base del 51% delle violazioni. Dato questo scenario, è diventato sempre più necessario per le aziende di tutta Europa assumere più professionisti della sicurezza informatica e rendere le loro pratiche di sicurezza informatica “a prova di futuro”. Allo stesso tempo, le aziende europee dovranno anche rinnovare le loro pratiche di sicurezza informatica per conformarsi al regolamento generale europeo sulla protezione dei dati (GDPR). Il regolamento impone multe pari al 4% del fatturato annuo di una società o a 20 milioni di euro (a seconda di quale sia maggiore fra i due), per le aziende che non riescono a proteggere adeguatamente i dati dei clienti da hacker e cyber-ladri.
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Il settore della sicurezza informatica è oggi afflitto da una evidente carenza di competenze, unita alla presenza di professionisti pagati in eccesso che guadagnano in media oltre 80 mila euro all’anno. Pertanto, le aziende di tutta Europa stanno trovando sempre più difficile trattenere le proprie risorse anche a causa delle loro elevate esigenze salariali. Il rapporto, a riguardo, evidenzia anche un evidente divario tra ciò che le organizzazioni stanno cercando e le aspettative dei professionisti della sicurezza informatica. “Attualmente, le prime due competenze cui i lavoratori stanno dando la priorità includono cloud computing e sicurezza (60%) e valutazione e gestione dei rischi informatici (41%), mentre i datori di lavoro danno la priorità alla comunicazione digitale (66%) e alle capacità analitiche (59%). Solo il 25% e il 20% dei lavoratori danno priorità rispettivamente alle capacità comunicative e analitiche”.
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