Quando si parla di zero-day si fraintendono molte cose. Zero-day è il termine con cui viene denotato una nuova vulnerabilità, un nuovo attacco, una nuova minaccia non precedentemente nota, ma questo non significa “non precedentemente attiva”.
Il termine zero-day nasce da lontano, nel mondo del warez, della cosiddetta “pirateria informatica dei software”, in cui i “giorni” (day) erano il metro di valutazione della “freschezza”, della “qualità” dell’oggetto piratato, in genere un software di qualche produttore ben in vista: zero-day significava “fresco di giornata” e pertanto molto appetibile. Oggi il termine ha il medesimo significato di “freschezza”, ma indica solo la conoscenza, non la disponibilità, perché questa è già nelle mani degli agenti di minaccia che ne abbiano determinato l’essenza, ovvero la possibilità di
Il Male assoluto della Violenza, della Guerra, della Sopraffazione dell’uomo sull’uomo si è riaffacciato nuovamente in Europa, o meglio non si è mai allontanato da questa, come molti ingenuamente ritenevano sotto la confortante coperta della UE: hanno forse tutti dimenticato Budapest (1956), Praga (1968), le guerre nei Balcani (1991-1999, dalla Croazia fino al Kosovo), e la mai sopita “guerra del Donbass” (2014 con la annessione unilaterale della Crimea da parte della Russia, quasi esatta ripetizione di quanto portò alla Guerra di Crimea del 1853-1856), all’origine dei nuovi orrori dei giorni odierni.
Non possiamo quindi stupirci che ancora esista una spaccatura del mondo (ideologica più che economica) che discende ancora da Jalta (guarda il caso in Crimea, 1945), tra regimi (democratici e no) eredi della struttura governativa, territoriale o anche solo ideologica dei protagonisti dell’epoca. E di “blocchi contrapposti” si è sempre quindi trattato, anche se sotto le ceneri create dalla Globalizzazione che ha fatto “tutti uguali” solo davanti al WTO.
Non ci si è mai meravigliati tanto quindi che gli APT parlassero russo o mandarino. I russofoni, in particolare, sono sempre stati considerati gli hacker “proverbiali”. Forse li si riteneva monolitici, ma in realtà non lo sono mai stati; e i fatti di questi giorni stanno a dimostrarlo, cambiando, radicalizzando, precipitando le alchimie di questi gruppi di minacce.
Secondo un rapporto di Cyber Threat Inteligence di Accenture (ACTI, “UPDATED-ACTI-Global-Incident-Report-Ideological-Divide-Blog-14MARCH22.pdf”) le questioni ideologiche stanno prendendo il sopravvento sulla struttura e le motivazioni delle crew delle minacce cyber, creando spaccature e affiliazioni.
Chi è filo-ucraino si rifiuta di fare affari o semplicemente collaborare con quelli filo-russi, dispiegando le loro forze contro obiettivi russi; chi è filo-russo (es. membri dei collettivi Conti Team, LockBit, CoomingProject), ovviamente, si schiera dalla parte opposta, in più con comportamenti tipici dell’hacktivismo (che non gli erano propri) contro obiettivi anche occidentali (“nemici della Russia”).
Che i forum di minaccia cyber più importanti al mondo parlassero russo non è mai stato un mistero: il linguaggio comune, l’allineamento culturale e anche politico hanno