Le conseguenze della pandemia si sono diffuse in tutto il mondo, decimando la forza lavoro in quasi tutti i settori. Tuttavia, secondo i risultati di un rapporto di indagine di ISACA e HCL Technologies, la forza lavoro in ambito di Cybersecurity è rimasta indenne, anche se perdurano le sfide nell’assumere nuove figure in questo campo.
In un clima in cui il lavoro a distanza è diventato più diffuso, e in alcuni casi obbligatorio, coloro che citano "limitate possibilità di lavoro a distanza" come motivo di licenziamento, ha visto un calo di sei punti percentuali (45%) rispetto all'anno precedente.
Anche se la forza lavoro in campo di sicurezza informatica è stata risparmiata rispetto a quella negli altri settori, l'indagine ha rilevato che persistono le difficoltà già riscontrate da anni, tra cui:
• Il 61% degli intervistati indica che i loro reparti di sicurezza informatica sono a corto di personale.
• Il 55% dice di avere posizioni vacanti nei reparti di sicurezza informatica.
• Il 50% afferma che i candidati in questo campo non sono sufficientemente qualificati.
• Solo il 31% afferma che le Risorse Umane comprendono l’esigenza di assumere personale specializzato in cybersecurity.
La carenza di personale specializzato e il problema degli attacchi
Come negli anni passati, i risultati mostrano che i problemi dei posti di lavoro e l'aumento degli attacchi informatici sono in qualche modo correlati. Il 68% degli intervistati che hanno subìto più attacchi informatici in passato, ha dichiarato di essere significativamente a corto di personale, e il 63% degli intervistati ha indicato di aver avuto difficoltà a trovare professionisti qualificati in ambito di cybersecurity.
“È diventato ancora più evidente nell'ultimo anno quanto la sicurezza informatica sia vitale per garantire la continuità di un’azienda, ma la lotta di anni per assumere il personale di questi team continua," ha detto Jonathan Brandt, ISACA.
"Come comunità globale di sicurezza informatica, è fondamentale essere uniti per ricalibrare il modo in cui assumiamo, trattiamo e formiamo i nostri futuri leader informatici, in modo da assicurarci di avere una forza lavoro solida per soddisfare queste esigenze in evoluzione."
Persistono i problemi legati all’assunzione e alle competenze, soprattutto con i neolaureati
Nonostante l'elevata domanda di posti di lavoro in campo di cybersecurity, il 50 per cento degli intervistati non pensa che i candidati siano sufficientemente qualificati. Inoltre, solo il 27 per cento degli intervistati afferma che i neolaureati in questo ambito sono ben preparati.
Le prime tre lacune di competenze riscontrate nei candidati sono soft skills (56%), controlli di sicurezza (36%) e lo sviluppo di software (33%), che le organizzazioni stanno affrontando:
• Formando personale non addetto a ruoli di sicurezza informatica (43%)
• Utilizzando dipendenti a progetto o esterni (37%)
• Aumentando programmi di specializzazione (23%)
• Incrementando una formazione basata sulle prestazioni per sviluppare abilità pratiche (22%)
• Affidandosi all’AI/automazione (22%)
E la soluzione?
Da queste percentuali, risulta evidente che la grandissima esigenza di figure professionali che operano in ambito di Cybersecurity sia sempre più pressante; contemporaneamente coloro che si presentano ai colloqui non sembrano soddisfare le richieste del datore di lavoro, che cerca nel candidato una formazione a 360°, che possa quindi essere sufficientemente preparato ad affrontare le minacce informatiche che giornalmente mettono a rischio la sicurezza delle aziende.
Come fare quindi per colmare questa lacuna di professionisti? Ovviamente formandosi e specializzandosi.
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