Le truffe informatiche, come è noto, sono episodi ormai all’ordine del giorno: sono infatti frequentissimi e diversissimi gli attacchi dei malintenzionati del web ai danni di normali utenti della rete e grandi aziende.
Molto spesso, per ragioni di sicurezza dei dati, spesso questi ultimi bersagli rivelano i data breach da loro subiti solo tempo dopo che l’attacco hacker è andato a bersaglio: è il caso dell’episodio che ha colpito i correntisti di Unicredit, che il 28 ottobre scorso ha reso noto al pubblico una grave violazione della privacy dei suoi clienti avvenuta su un database risalente all’ormai lontano 2015.
Le carte di credito sono probabilmente l’obiettivo principale dei malintenzionati della rete, sempre pronti a frodare gli utenti ignari e inesperti per potergli prosciugare il conto corrente con espedienti di ogni tipo (virus trojan, phishing, malware e simili). Ma le nostre carte di credito e di debito possono essere clonate in mille altri modi al di fuori della rete, del resto, e quando ciò accade i truffatori hanno accesso a tutti i nostri risparmi fintanto che, con processi spesso laboriosi e non intuitivi per tutti, riusciamo finalmente a bloccarla, anche se non sempre ci è possibile recuperare tutta la spesa fraudolenta.